UNA
VITA PER LA PITTURA
Il percorso artistico che Oddino Benevelli iniziò negli anni trenta, dopo aver
frequentato l'Istituto d'Arte Gaetano Chierici, risente positivamente dei movimenti
culturali che hanno destato il suo interesse per elettive affinità di
percezione. Se ne deduce che Benevelli non è stato soltanto pittore d'istinto,
provvisto di doti naturali. Fu capace anche di intercettare i fenomeni
artistici del suo tempo, assimilandoli o respingendoli se urtavano con la stia
particolare sensibilità, sempre attenta ai valori del colore e della forma
nella rappresentazione irrinunciabile della realtà in tutte le sue
naturalistiche modulazioni. Una pittura, la sua, che segue varie fasi,
rappresentate in questa rassegna personale sia pure per flash, ma in modo da
comprovare lo svolgersi di una ricerca condotta con serietà e rigore. Nelle
prime esperienze giovanili notiamo, - specie in alcuni ritratti, l'influenza di
un verismo che si richiama, per l'accentuazione di fisionomie caratteristiche,
a modelli fiamminghi. Poi, in una seconda fase (dopo la lunga parentesi della
guerra) si nota l'affermarsi di un tonalismo col quale i valori figurativi
vengono attuati con la stesura di campiture senza contorni definiti,
nell'immersione nella luce ambientale, un modo di dipingere avallato in quegli
anni dall'Accademia di Belle Arti di Bologna. Nella fase conclusiva si lascia
andare a un'espressione più libera e sciolta in cui il gusto per il colore e la
materia prendono il sopravvento su formalismi compositivi. Quand'era ragazzo
frequentava il Suo studio Iler Melioli, ora artista affermato di altra
generazione e di diversa cultura, la cui adolescenza fu "permeata da
quelle frequentazioni, da dialoghi che nel caldo e raccolto disordine del suo
studio assumevano il sapore di gesti rituali". Nel vederlo dipingere
coglieva - ha scritto- "lo straordinario momento" di un'ispirazione
che traspariva diafana con la dolcezza di un sentire intimistico, che sapeva
cogliere, senza dissonanze, l'ordine cosmico di una natura colloquiale e
profonda". Credeva nella sua pittura, cui si era dedicato completamente.
Le pennellate si fecero sempre più rapide e vibranti, il cromatismo più acceso.
In questo turbinare di colori si sovrappongono diversi piani, si inseriscono
immagini estratte dalla memoria, saldando insieme passato e presente. Oddino
dimostrava una sempre più intensa vitalità nel momento in cui stava per
lasciarci.
Reggio
Emilia, febbraio 1999
Alfredo Gianolio